Caltagirone e la chimera della mobilità sostenibile

by Anita Astuto
Luglio 9, 2025

Photo credit by Fabio Navarra

Il 3 luglio 2025 abbiamo diffuso una nostra nota dal titolo “Caltagirone e la chimera della mobilità sostenibile” per esprimere alcune considerazioni sulla vicenda del progetto e realizzazione della pista ciclabile di Caltagirone, fortemente voluta dall’attuale amministrazione comunale. La riportiamo qui integralmente considerato che i titoli giornalistici e i post sui social ne hanno dato un’interpretazione fuorviante.

La vicenda della cosiddetta pista ciclabile di Caltagirone è l’emblema di come si affrontano i cambiamenti nella nostra città: focalizzare il problema, proporre la soluzione, rendere partecipi chi dovrà vivere il cambiamento e agire in quella direzione in modo deciso, spedito e trasparente pare non sia nelle corde di chi ha amministrato negli anni e amministra la nostra comunità! 

In questi mesi abbiamo assistito al nascere della pista ciclabile, tutt’ora in corso di realizzazione e che ci ha visti meri spettatori in quanto mai invitati agli incontri che sono stati preludio delle scelte che hanno portato alla realizzazione di questo tracciato e che tuttavia si sono svolti alla presenza di altri attori, sbilanciati a favore della difesa degli interessi di associazioni di categoria e non del benessere della collettività. Una pratica a cui la nostra città non è nuova e che per di più rischia di diventare, se non lo è già, unico modus operandi a tutti i livelli e in tutti i settori del vivere civile. Questo a discapito di una comunità cittadina sempre più sofferente e disunita, che non si riconosce più nell’ambiente urbano che è costretta a vivere, una struttura urbana essa stessa disgregata, sfilacciata verso le valli a sud, priva di servizi pubblici diffusi sul territorio e di un TPL adeguato alla sua estensione; tutti motivi che costringono il cittadino medio calatino, già poco incline ad uno stile di vita sostenibile, ad un uso pressoché obbligato dell’automobile. 

il percorso ciclabile dal Piano S. Luigi verso la via Roma
il percorso ciclabile dal Piano S. Luigi verso la via Principessa Maria José

Una condotta amministrativa poco attenta all’interesse di tutti e non solo di alcuni, a cui si è aggiunta la pubblicazione tardiva e non facilmente reperibile degli atti di progetto e delle sue varianti e che non ha stimolato un vero dibattito pubblico, che si è però animato sui social, prevalentemente basato sul sentito dire e sull’evoluzione stessa del “cantiere della pista ciclabile”. Una comunicazione “per spot” attraverso cui la comunità cittadina si divide per tifoserie: una divisione di superficie che non entra nel merito delle scelte politiche che sono state tradotte in scelte progettuali ma che oggi appaiono evidenti nella loro illogica applicazione. 

il percorso ciclabile davanti all’ingresso Est della Villa Comunale

La striscia giallo ocra

Negli ultimi giorni il tema è “la striscia giallo ocra” sul marciapiede di Via Roma che costeggia il Viale dei Tigli della Villa Comunale – la “passeggiata” che porta al Teatrino del Bonajuto – una striscia dello stesso giallo delle maioliche che decorano il muro in pietra della Marfisa che sostiene appunto “la passeggiata”. Ci si sofferma sul particolare dunque, perdendo forse di vista il vero tema che sottende alla realizzazione di una pista ciclabile: la necessità globale del cambiamento degli stili di vita che deve tradursi localmente in una trasformazione delle città, la cosiddetta rigenerazione urbana: espressione di cui si abusa come foglia di fico su interventi anacronistici che nulla hanno a che vedere con le esperienze che si stanno sperimentando in tutto il mondo per l’adattamento alla crisi climatica in grandi e piccoli centri urbani. Una resistenza al cambiamento atavica che condanna la città ad una eterna paralisi che respinge le novità, dunque anche la maggioranza dei suoi giovani.

Tornando dunque alla “striscia giallo ocra” offriamo una nostra riflessione più generale con l’unico fine di tentare di cambiare il modo in cui affrontare le trasformazioni della città, se vogliamo che essa non diventi il fantasma di sé stessa.

Ma facciamo un passo indietro. 

Avevamo accolto positivamente la notizia che finalmente – grazie ai fondi del PNRR – anche Caltagirone avrebbe avuto una pista ciclabile: d’altronde era il minimo che ci saremmo aspettati da un’amministrazione che aveva fatto della mobilità sostenibile uno dei punti cardine del programma elettorale, oltre ad essere un “evento atteso” da quasi trent’anni per la nostra associazione, che dell’auspicio di adottare e implementare misure di mobilità dolce ne aveva fatto una battaglia associativa, organizzando a fine degli anni ’90 diverse edizioni di “Strada alla bici” trasformando in fiumi di biciclette i viali cittadini (in foto l’edizione del 1993) a dimostrazione della sensibilità – ci auguriamo non perduta – dei nostri concittadini ad una città ciclabile, peraltro in tempi nei quali la bici a pedalata assistita neanche esisteva (!) 

immagine delle locandine degli anni ’90 di Strada alla bici a Caltagirone
elaborata in occasione dei 40 anni di Legambiente

Memore della sua storia dunque, il circolo Legambiente di Caltagirone non è intervenuto per stigmatizzare alcune scelte discutibili che hanno profondamente segnato questo progetto per evitare che la nostra posizione critica potesse essere strumentalizzata da chi ha esclusivo interesse di opporsi al cambiamento, di cui abbiamo già detto.

Dopo diverse false partenze e modifiche a un progetto di per sé piuttosto timido, si è trasformata una proposta già insufficiente di pista ciclabile, che avrebbe dovuto favorire la mobilità in città, in una linea spezzata che collega due punti a scopo ricreativo. Peccato che l’obiettivo principale del progetto sia stato poi tradito dal caos creato dalla sovrapposizione di percorsi misti, dovuto principalmente alla mancanza di una scelta decisa di ridurre lo spazio pubblico dedicato alle automobili, sia per la circolazione che per il parcheggio. 

Eppure l’approccio iniziale di questa amministrazione sul tema mobilità era stato condivisibile con l’attivazione di un processo di partecipazione nell’ambito dei lavori preparatori dello “Studio flussi viari per la regolamentazione della circolazione del centro storico e area periferica”, che aveva portato poi alla delibera di Giunta n. 262 del 30/12/2022 con cui si approvava la “proposta per la regolamentazione della circolazione del centro storico e del Triangolo Sturziale (ndr Sturziano), redatta dall’Arch. Maria Rosaria Sorbo dello studio “URBANISTICA” di Torino. Un processo di partecipazione abbastanza articolato che aveva visto lo studio di progettazione convocare la cittadinanza e i rappresentanti degli Enti di Terzo Settore, così come gli ordini professionali e le associazioni di categoria, e questo già in fase preliminare allo studio.

immagine dell’intestazione della delibera di Giunta
che approva la proposta dello studio urbanistico commissionato

Lo studio è stato poi presentato nell’incontro pubblico del 22 giugno 2022, durante il quale erano state illustrate tre diverse soluzioni con grado crescente in termini di impegno di spesa e di scelte, dall’implementazione delle cosiddette “zone 30” alla pista ciclabile appunto, fino alla pedonalizzazione di parte del centro storico. Cos’è accaduto dopo? 

Dal dicembre 2022 nulla poi è stato più condiviso. 

Le tre proposte dello studio sono state riposte in un cassetto, salvo poi adottare soluzioni sgangherate per limitare la velocità dei veicoli nei principali corsi stradali della zona nuova (a seguito per altro di gravi episodi luttuosi) attraverso la realizzazione di dossi artificiali che non ne limitano comunque la velocità nei tratti intermedi, anziché ad esempio soluzioni più evolute come il “cuscino berlinese” che, non estendendosi a tutta la larghezza della carreggiata, avrebbe permesso di limitare la velocità del traffico veicolare, in particolare delle autovetture, senza però obbligare a rallentare anche i mezzi di soccorso, le ambulanze o gli autobus; o ancora, senza ostacolare il passaggio delle biciclette, specialmente quelle guidate da utenti fragili che potrebbero essere più soggetti a problemi di equilibrio. 

E che non si dica che quei dossi per tutta l’estensione della carreggiata siano degli attraversamenti pedonali a quota marciapiede(!) perché questo sarebbero stati solo se la continuità a quota non fosse stata interrotta dalle rampe per i disabili, che così fatte diventano non solo inutili ma pericolose per gli stessi. 

Insomma l’originario progetto della pista ciclabile, tra le lamentele delle associazioni di categoria e le contestazioni di alcune forze politiche, a quel punto delle sue travagliate vicende progettuali diventava un nastro lungo 3,2 km che collega due luoghi iconici della città: Villa Patti e la Villa Comunale. Questo con grande soddisfazione del Sindaco che dichiarava di aver concepito un percorso ciclabile considerando tutti i suggerimenti delle forze politiche e delle associazioni di categoria (dunque a suo dire esaustivi delle istanze della città) e attivando così uno strumento concreto di mobilità sostenibile necessario non soltanto a “…passeggiare in sicurezza ma anche raggiungere uffici pubblici e negozi…” 

Ma di fatto… Cosa l’amministrazione sta realizzando? 

Il 4 settembre 2024 hanno inizio i lavori per un importo di circa 213.000 € di fondi PNRR. 

Partiamo col fare chiarezza nel mare magnum di ciò che si considera piste ciclabili: nel parlare comune infatti tendenzialmente non si fa una grande differenza tra le diverse tipologie di percorsi, perché per pista ciclabile intendiamo un percorso destinato alle biciclette e non ci domandiamo se si tratti di pista ciclabile in sede propria o su corsia riservata, oppure se si tratti di un percorso promiscuo bici/pedoni. 

Nel nostro caso, seppur si tratti di un unico nastro che collega “le due Ville”, seppur non abbia avuto l’aspirazione di far raggiungere in bici le scuole e altri luoghi di lavoro o servizi, seppur coinvolga una zona limitata della città, abbiamo di fronte un percorso complesso, in cui si alterna una pista ciclabile in sede propria ad unica corsia ad una pista promiscua, a sua volta a tratti ciclabile-pedonale o ciclabile-veicolare, che impatta negativamente sulla circolazione di tutti gli utenti dello spazio pubblico, dotati o meno di mezzo di locomozione. 

E così a Caltagirone siamo riusciti a scontentare tutti: politicamente si voleva una pista con un uso urbano e quotidiano ma “è stato concesso” (tramite ampia concertazione !?) di farne una con un uso più strettamente ricreativo…peccato che non fosse un lungofiume, un lungolago o un lungomare…ma forse solo un’avventura nel traffico caotico di Caltagirone. 

Se si voleva mantenere lo status quo con l’automobile che domina lo spazio pubblico, abbiamo raggiunto un risultato davvero incredibile: da un lato, abbiamo deluso chi si oppone al cambiamento, che ora in sede promiscua dovrà fare attenzione ai ciclisti e non avrà sempre lo spazio per parcheggiare in doppia fila (una pratica molto diffusa tra i calatini); dall’altro, abbiamo reso la vita più difficile ai pedoni, che ad esempio dovranno schivare ciclisti e alberi nel tentativo di fare quella che una volta era una passeggiata piacevole e tranquilla in Via Principessa Maria Josè. Tuttavia, anche questa passeggiata non era più così bella, a causa della brutale capitozzatura degli alberi fatta ogni anno e della disconnessione del marciapiede, che nemmeno le ingenti somme spese con questo finanziamento sono riuscite a risanare e a restituire degnamente alla città. E infine abbiamo scontentato anche i ciclisti, costringendoli ad un percorso che sembra più un percorso ad ostacoli che una passeggiata ricreativa fra due luoghi belli della città. 

A questo punto ci domandiamo: era proprio necessaria una competizione degli spazi fra ciclisti e pedoni? Noi certamente crediamo di no e crediamo che si sia persa un’occasione per accompagnare la città verso un’evoluzione culturale già in atto in altri luoghi, sull’uso che fino ad oggi si è fatto dello spazio pubblico a discapito del benessere cittadino.

Non aver modificato con decisione la superficie dello spazio pubblico destinata alle automobili ha generato una pista fatta da molti tratti discontinui, che non faranno altro che rallentare e ostacolare il passaggio delle biciclette, non dunque un’alternativa veloce ed efficiente (casa-scuola, casa-lavoro e casa-negozi) al trasporto automobilistico, così come in prima battuta il sindaco auspicava. 

Così quello che l’amministrazione indicava come strumento concreto di mobilità sostenibile che sarebbe servito non soltanto a passeggiare in sicurezza ma anche raggiungere uffici pubblici e negozi, di fatto sembra già rivelarsi difficile da utilizzare e forse sarà abbandonato prima ancora di entrare in funzione…anzi, semplicemente in certi tratti sbiadirà.

***

Le nostre proposte

Com’è nel nostro stile, dopo la “protesta” concludiamo con una proposta che sintetizziamo in tre punti:

  1. organizzare un incontro per illustrare il percorso della pista ciclabile per mitigare le criticità che potrebbero sorgere nei primi tempi del suo utilizzo e che potrebbero a lungo andare a scoraggiarne l’uso;
  2. riattivare il percorso di partecipazione sui tre scenari di mobilità sostenibile dello studio commissionato all’Arch. Sorbo di Torino;
  3. avviare un processo di partecipazione con gli utenti delle scuole, siano essi dirigenti, docenti, collaboratori, studenti e loro genitori, per l’implementazione delle cosiddette “zone scolastiche”, secondo gli artt.3 e 7 del Codice della strada.

Legambiente Circolo Il Cigno Caltagirone

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